Filozofia dramatu, Filosofia del dramma
Filosofia del dramma Nell'anno 2019 è stata pubblicata in italiano la Filosofia del dramma, una delle fondamentali opere filosofiche di J. Tischner. Per acquistare il libro direttamente dal sito della casa editrice VEDI |
Indice del libro
INTRODUZIONE La coscienza della scena La coscienza dell’altro La domanda su Dio CAPITOLO I. L’AVVENIMENTO DELL’INCONTRO Il volto dell’altro Volto a volto L’omicidio Il desiderio La traccia dell’Infinito Lévinas e gli altri Il bene L’agatologia Il velo La maschera Il volto CAPITOLO II. RISPOSTA ALLA DOMANDA OVVERO LA RECIPROCITÀ La domanda Filosofo, inquisitore, Dio La presenza Colui che domanda Colui che risponde La reciprocità Io – Tu Il ponte sopra l’abisso Portare un peso ed essere un peso CAPITOLO III. L’ERRARE A. Errare nell’elemento del bello Il bello come la luce e la giustificazione La giustificazione La tragicità del bello Il bivio Il mistero del volto B. Errare nell’elemento della verità Il valore della menzogna Due nozioni della verità La ragione comune La recita sulla doppia scena Il doppio dialogo L’esperienza dell’esistenza Il mondo comune Le emozioni del mentitore La trappola La ragione politica Il genio maligno La vittoria Il genio del vincitore |
C. Errare nell’elemento del bene 1. Il male nell’ambito del dialogo La fuga dell’uomo dall’uomo Il male e la disgrazia Il male dialogico Il riepilogo 2. Asservimento attraverso la paura Il senso fondamentale della minaccia di morte L’asservimento tramite la sofferenza La minaccia di dannazione I limiti della minaccia e la possibilità della liberazione 3. Il male nel dialogo della tentazione Il mondo – la terra promessa Il mondo circostante dell’uomo La casa L’officina Il tempio Il cimitero La terra del rifiuto La casa come nascondiglio L’officina come katorga I templi si svuotano Il cimitero come la sede degli spettri La tentazione del mondo Nel cerchio del sacrificio e del tradimento L’adulazione L’accusa agli accusatori Le vicinanze del demonismo Soffocare il dolore Il male attira CAPITOLO IV. LO SPAZIO DELLA VICINANZA CON L’ALTRO La funzione del nome Il posto del nome La struttura dell’orizzonte della vicinanza Le prospettive di ricerca CAPITOLOV. L’ULTIMA PAROLA DEL DRAMMA La dannazione La dannazione estetica La dannazione politica La dannazione religiosa La giustificazione INDICE DEI NOMI |
Trad: Aneta E. Adamczyk.
I numeri delle pagine corrispondono a J. Tischner, Filozofia dramatu, Znak, Cracovia 1999.
“Siamo nel mondo come sulla scena". (p. 13)
"La scena non può essere solo per me, essa deve essere anche per gli altri". (p. 15)
"Se non ci fosse la scena non ci sarebbe il «dove» del posto dell’incontro”. (p.15)
“Le persone per incontrarsi devono avere un comune spazio d’incontro. Non si tratta soltanto dello spazio della scena: di una strada, una casa, un posto di lavoro etc. Si tratta piuttosto di qualcosa che può essere chiamato «retroscena» dell’incontro. Le persone si incontrano quando hanno simili interessi, simili gusti, simile passato, simile speranza". (p. 18)
"L’incontro sembra un avvenimento casuale: non si sa quando, dove e perché… Però, quando avviene, si rivela che è stato preparato dall’intero passato delle persone che si sono incontrate”. (p.18)
“Il desiderio è come l’inversione della nostalgia. La nostalgia si dirige al passato, mentre il desiderio mira al futuro, o forse ancora più lontano – all’eternità stessa. Sia il desiderio, sia la nostalgia nascono dal presente ed entrambi sono una protesta contro di esso. Li unisce la convinzione che ciò che vero è assente. La nostalgia conosce però bene i paesi dei quali sente la mancanza e perciò chiama l’uomo al ritorno. […] Il desiderio non conosce la sua casa, esso non ritorna mai, è condannato ad abbandonare ogni passato e ogni presente”. (p.41)
“Si può essere triste sia in solitudine sia in compagnia dell’altro – la tristezza da sé stessa non porta al dialogo”.
“Sono condannato alla solitudine, tuttavia, la mia solitudine è l’assenza di colui che desidero e per colui sono”.
“Il velo solo nasconde il viso, la maschera mente. La maschera, così come il velo, si manifesta soltanto con l’apparenza dell’altro uomo; in solitudine perde il senso”.
“Nel dramma il bene e il male non sono, così come nel regno delle idee, lontani l’uno dall’altro, ma si intrecciano nello stesso tempo, nello stesso spazio e nello stesso uomo. Così intrecciati costituiscono un’essenziale prospettiva della storia dell’uomo”.
“Poiché un vero maestro è colui di cui saggezza ha le sue radici nell’esperienza della miseria, nella coscienza della tragedia. Un tale maestro istruisce davvero. Però, non quando pronuncia le teorie e i teoremi e quando obbliga a ricordarli, ma quando pone le domande e aspetta finché colui a cui le pone trovi la risposta in sè stesso. La domanda è una vera istruzione. Essere maestro non significa moltiplicare le risposte, ma saper porre le domande fondamentali, le domande chiave”.
“Il viso è la verità dell’uomo”.
“Tra me e te c’è un abisso. Siamo le monadi senza le finestre. Né questo che succede in te è risultato delle mie azioni, né questo che succede in me è risultato delle tue azioni. Non ci lega nessun rapporto di casualità. Tra quello che pensiamo non esiste nemmeno un rapporto logico. Le nostre esperienze sono diverse. Ognuno di noi vede il mondo a modo suo. Non so neanche se quello che tu chiami il colore giallo si presenta nello stesso modo che quello che io definisco con questa parola. La metafora della monade senza le finestre non è affatto un’esagerazione.
Ciononostante tu mi poni una domanda e io ti rispondo. […] Dopo la domanda e dopo la risposta – in generale: dopo il dialogo – non siamo più così, come eravamo prima”.
“Chiunque è stato toccato nel vivo dal bello che aveva incontrato, sa dall’inizio stesso che quel bello è il bello umano. […] L’uomo che vedo è bello con lo sguardo, con la libertà di movimento, con la sensibilità verso il mondo, con la voce, la tristezza, l’allegria, la riflessione, il pianto, lo stupore interiore, l’altezzosità, l’umiltà e il disprezzo. Il bello – mostrando, dall’inizio mostra l’anima dell’uomo”.
“Incontrare prima di tutto vuol dire incontrare un altro uomo. […] La forza della persuasione la quale porta con sé questo avvenimento non può essere paragonata con la forza di persuasione di nessun’altra esperienza. Incontrando, so che l’altro uomo esiste e che si mostra davanti a me così com’è davvero, senza le maschere e senza i veli. Nonostante che di solito non sono in grado di descrivere ciò che vedo e sento, so che dal momento dell’incontro la mia vita ha acquisito un nuovo senso e che il mondo che mi circonda ha guadagnato una nuova regola di organizzazione”.
“Quando ti incontro, sento che si sveglia il bene in me, il mio bene per te e so nello stesso tempo che anche tu mi porti il bene che ha svegliato la mia presenza affianco a te. Ci ha uniti qualcosa che in solitudine non possediamo e non possiamo possedere. La reciprocità è la nostra creazione che dirigiamo l’uno verso l’altro. E’ proprio lei che crea il nostro più profondo insieme”.