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Dalla fenomenologia alla filosofia del dramma.
La trasformazione della filosofia di J. Tischner
Versione modificata del testo: Aneta E. Adamczyk, Dalla fenomenologia alla filosofia del dramma. Le strade della filosofia di Józef Tischner, in: D. Verducci (a cura di), Vie della fenomenologia nella post-modernità. Confronto con la fenomenologia di A.T. Tymieniecka, Atti del Convegno di Roma, 13-15 gennaio 2011, Aracne editrice 2014.
Keywords: fenomenologia, assiologia, antropologia, filosofia del dramma, tempo drammatico, scena del dramma,
uomo drammatico, agatologia.
uomo drammatico, agatologia.
In questo breve saggio, presenteremo la strada della trasformazione della filosofia di Józef Tischner, analizzeremo il suo percorso filosofico, in particolare l’interesse verso il pensiero di Edmund Husserl accompagnato dalle polemiche con alcune delle sue idee. In seguito, mostreremo un graduale allontanamento dalla filosofia del fondatore della fenomenologia e un contemporaneo avvicinamento alla filosofia del dialogo. Infine, presenteremo brevemente le più importanti idee della sua filosofia del dramma. Nonostante che alcune delle opere di Tischner sono state pubblicate in lingua italiana[1], egli non è molto conosciuto in Italia, per cui arricchiremo le nostre analisi con informazioni di carattere biografico.
Inizio, tomismo e fenomenologia
Józef Tischner, figlio degli insegnanti Weronika e Józef Tischner, nasce il 12.03.1931 a Nowy Sącz. Dopo l’esame di maturità conseguito nel 1949, inizia gli studi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Jagellonica di Cracovia. Nel 1950 si sposta alla Facoltà di Teologia della stessa università, e inoltre presenta domanda di ammissione al Seminario Diocesano di Cracovia. La sua richiesta viene accolta, ed egli già da seminarista si applica allo studio del Tomismo, sotto la guida dei professori provenienti dalle scuole filosofiche della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum” di Roma, della Pontificia Università Gregoriana di Roma e dell’Istituto Superiore di Filosofia (Institut Superieur de Philosophie) di Lovanio.
Nel 1955 Tischner riceve l’ordinazione sacerdotale. Dopo l’abolizione della Facoltà di Teologia dall’Università Jagellonica, si iscrive alla Facoltà di Filosofia Cristiana presso l’Accademia di Teologia Cattolica (Akademia Teologii Katolickiej) di Varsavia, dove approfondisce la conoscenza del Tomismo e intraprende lo studio della Fenomenologia e dell’Esistenzialismo. Nel 1957, dopo i turbolenti avvenimenti dell’Ottobre polacco del 1956, interrompe gli studi e viene trasferito a Chrzanów, dove svolge il servizio sacerdotale presso una delle parrocchie.
Nel marzo del 1957, quando all’Università Jagellonica inizia a tenere le lezioni Roman Ingarden, uno dei più illustri filosofi polacchi, Tischner presenta domanda di ammissione alla Facoltà di Filosofia di tale università. La sua applicazione viene accolta favorevolmente e nel 1958 inizia a frequentare il seminario condotto da Ingarden. L’incontro con Ingarden ha avuto un notevole influsso sul percorso filosofico di Tischner e l’ha obbligato a cambiare il modo di pensare. Tischner era, infatti, abituato al modo di pensare tomistico e al metodo conoscitivo basato sulle ricerche delle cause e degli effetti, invece la fenomenologia pretende la sospensione di ogni sapere previo e il fermarsi su quanto è dato per descriverlo. Nel periodo del profondo interesse per la filosofia di Husserl, Tischner studia nella versione originale tedesca le Ricerche Logiche e le Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica; le traduzioni polacche di queste opere usciranno soltanto a metà degli anni ‘60. Dedica allo studio tutto il tempo libero dalle attività sacerdotali.
Nel 1959 lascia Chrzanów e viene trasferito in una parrocchia di Cracovia, il che gli rende più facile la partecipazione ai seminari di Ingarden. Infatti, parteciperà ai suoi seminari fino all’anno 1963, quando Ingarden concluderà la sua carriera accademica andando in pensione. Nel 1962, Tischner termina la tesi di dottorato elaborata sotto la supervisione di Ingarden e intitolata Ja transcendentalne w filozofii Edmunda Husserla[2] (L’Io trascendentale nella filosofia di Edmund Husserl). Nella tesi analizza la questione della coscienza trascendentale, il concetto della riduzione trascendentale-fenomenologica e la sfera della coscienza trascendentale. Presenta le principali critiche che nella storia della filosofia furono rivolte all’Io trascendentale husserliano, polemizza con queste critiche e, infine, espone la propria concezione dell’Io trascendentale.
Dopo il dottorato, inizia a lavorare come docente di filosofia alla Pontificia Facoltà Teologica (Papieski Wydział Teologiczny) e continua le ricerche sulla filosofia di Husserl. Oltre agli scritti di Husserl, studia anche le opere degli altri illustri filosofi, soprattutto di Martin Heidegger e di Max Scheler, approfondendo il loro pensiero è interessato anzitutto all’idea della libertà nella Fenomenologia e nell’Esistenzialismo. Nonostante la profonda dedizione alla filosofia e all’insegnamento accademico, non interrompe l’attività sacerdotale, predica durante le Sante Messe, conduce gli esercizi spirituali che, come le sue Messe, godono di una notevole popolarità tra gli abitanti di Cracovia. In quel periodo, inizia a notare che nonostante il grande sapere filosofico, acquistato durante gli anni degli studi, non è capace di parlare in modo adeguato né delle relazioni dell’uomo con l’altro uomo né dell’amore che occupa uno dei posti più importanti nelle relazioni interumane.
Nel 1965, per approfondire gli studi di filosofia sociale, decide di partecipare ai seminari tenuti a Varsavia, presso l’Istituto di Filosofia e di Sociologia dell’Accademia Polacca delle Scienze (Polska Akademia Nauk), da Adam Schaff, uno dei marxisti polacchi più illustri. Per merito di questo seminario, rivolge la sua attenzione alla questione dello sfruttamento sociale presente nel Socialismo. I temi relativi alla vita sociale diventeranno fondamentali nei suoi testi degli anni ’80, quando con grande impegno si interesserà alla quotidianità polacca.
Negli anni ‘60 Tischner svolge le ricerche dedicate alla questione della coscienza e, oltre alle opere di Husserl, studia gli scritti di Georg W.F. Hegel. Negli articoli che scrive analizza ancora le questioni dell’Io trascendentale e dell’Io assiologico, ma gradualmente inizia a dirigere la sua attenzione verso la filosofia dei valori, nella quale cerca le soluzioni dei vari problemi che appaiono nella vita dell’uomo. Al centro dei suoi interessi si trovano la filosofia dei valori e la filosofia del soggetto. Si interessa alle questioni della Chiesa e della fede, legge i testi dei teologi importanti per il Concilio Vaticano II: Karl Rahner, Hans Küng, Yves Congar, Henri de Lubac, Joseph Ratzinger. Conclude l’intensa lettura delle opere di Husserl e inizia lo studio altrettanto intenso della filosofia di Heidegger; in questo periodo scopre anche gli scritti di Paul Ricouer.
Indubbiamente, la filosofia di Heidegger ha avuto una notevole influenza sullo sviluppo e sulla trasformazione della filosofia di Tischner. Proprio grazie ad essa, egli ha rivolto la sua attenzione alla dimensione temporale dell’uomo percepito come un essere che vive e diviene nel tempo. Si è interessato all’autenticità dell’uomo, alla sua possibilità di essere se stesso nel modo autentico oppure nel modo falso. Oltre alle opere di Heidegger, in quel periodo Tischner studia anche gli scritti di alcuni rappresentanti dell’Esistenzialismo francese: Jean Paul Sartre, Albert Camus e Gabriel Marcel. Constata che l’esigenza di un approccio esistenziale sorge non soltanto in lui stesso, ma anche in ogni uomo interessato alla sua esistenza. Infatti, Tischner svolgendo le attività sacerdotali, incontra spesso le persone che sperimentano una profonda crisi della speranza e rileva che per capirle e aiutarle non basta la filosofia di Husserl, ma occorre il pensiero filosofico degli esistenzialisti.
Tischner è consapevole del valore che rappresenta l’Esistenzialismo, ma al centro delle sue ricerche e interessi filosofici resta ancora la fenomenologia di Husserl. Nell’articolo U źródeł współczesności[2] (Alle fonti della contemporaneità) scritto in occasione della prima traduzione polacca delle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, sottolinea il ruolo fondamentale svolto da questa opera nella filosofia contemporanea e difende l’idealismo di Husserl. Presenta il pensiero di Husserl come una filosofia antipositivista che cerca di rispondere a tutte le domande che riguardano l’esistenza umana. Mostra che la fenomenologia sa descrivere i fenomeni indicando ciò che è in essi “immutabile”, “necessario” e “razionale”. Apprezza che Husserl evidenzia la razionalità della coscienza umana e del mondo in cui vive l’uomo[3]. Nota che il filosofo tedesco inizialmente esamina i fenomeni esteriori all’uomo, ma con il tempo comincia a concentrarsi sempre più sui fenomeni interiori. Scrive di un essenziale ruolo dell’Io, a cui appartengono le capacità conoscitive e senza il cui non è possibile alcun processo conoscitivo. Nelle considerazioni sulla conoscenza trascendentale pura, sottolinea che essa è la condizione della possibilità di ogni soggettività nel mondo e in questo senso è qualcosa al di fuori del mondo. Nota che la sua essenza consiste nella “capacità di costruire il senso delle cose”[4] e di intenzionarsi all’oggetto. Definisce la filosofia di Husserl come il trionfo della conoscenza sulla cosa. Parla dell’idealismo trascendentale, in cui viene dichiarato il primato della conoscenza sul senso dell’essere. Sottolinea però che tale idealismo non può essere definito come un idealismo metafisico, che mette in dubbio l’esistenza dell’essere autonomo al di fuori della conoscenza.
Nelle sue ricerche, Tischner si concentra sull’aspetto morale della filosofia di Husserl. Condivide l’opinione che il pensatore tedesco esprime nella Crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, rilevando che i filosofi, nel loro filosofare, sono i funzionari di tutta l’umanità. È d’accordo che la responsabilità per il loro vero essere in quanto i filosofi porta con sé “anche responsabilità per il vero essere dell’umanità, che è tale soltanto in quanto orientato verso un telos”[5]. In riferimento a questa osservazione, Tischner distingue due tipi d’ispirazione che emergono dalle opere di Husserl. La prima che esiste sul piano delle idee filosofiche e la seconda che esiste sul piano morale. Nota che la prima ha dato vita alle varie correnti filosofiche, ma gli autentici filosofi sono stati creati dalla seconda[6]. Prendendo in considerazione l’intero percorso filosofico di Tischner, si può dichiarare che egli, nonostante un allontanamento dalla prima ispirazione, è rimasto sempre fedele alla seconda. Infatti, ha mantenuto la fedeltà alle parole di Husserl ed è diventato un filosofo responsabile per l’essere dell’uomo che vive sulla terra polacca. Come lo scopo della vita di un tale uomo ha indicato la salvezza e la redenzione provenienti da Dio.
Nell’anno 1968, nell’Archivio Husserl a Lovanio, Tischner lavora alla tesi di abilitazione alla libera docenza. Partecipa anche ad un congresso filosofico in Austria, dove conosce Ernest Bloch e Gabriel Marcel. Durante la permanenza a Lovanio, viene a conoscenza della filosofia di Emmanuel Lévinas e inizia a studiare i suoi libri, tra cui Totalità ed infinito. Dopo il ritorno in Polonia partecipa al dibattito sul patriottismo e sulla situazione dell’uomo nella Polonia di allora. In riferimento alla situazione sociale di quei tempi, scrive gli articoli sulla sofferenza e sullo stato di costrizione interiore provati dall’uomo.
Nell’anno 1971, conclude la tesi di abilitazione alla libera docenza intitolata: Fenomenologia świadomości egotycznej[7] (Fenomenologia della conoscenza egotica). Nella tesi analizza i primitivi tipi della conoscenza, esamina l’Io primordiale, somatico e personalistico, l’Io come l’oggetto di conoscere, e lo spazio assiologico. Nelle analisi dedicate alla dimensione egotica, dichiara che i valori esistono non soltanto nella dimensione dell’Io, ma anche nel mondo che lo circonda, e vi costituiscono una gerarchia delle cose meno e più importanti per l’uomo. Indica che la fonte del senso nel mondo è costituita non dall’Io trascendentale ma dai valori. Nota che l’Io è situato davanti ai valori cui si riferisce in un determinato modo. Uno dei principali addebiti che Tischner muove a Husserl è legato proprio al modo di intendere i valori nelle analisi dell’Io trascendentale.
Nell’articolo Impressioni assiologiche[8], scritto nel 1970, cioè nell’ultimo periodo del lavoro sulla tesi di abilitazione, Tischner pone la domanda sull’Io umano.
Tra tante possibili ed effettivamente vissute esperienze del proprio Io, l’esperienza dell’Io come di un valore
(axios) è l’esperienza più fondamentale. L’idea dell’Io assiologico, basata conseguentemente su questa esperienza,
è quella dalla quale si possono “trarre” tutti gli altri concetti dell’“io”.
Ritiene che l’uomo vive se stesso come un valore e accusa Husserl che, concentrandosi sul polo oggettivo di ciò che si vede, tralascia il polo dell’intenzionalità, cioè colui che vede. Rileva che ogni esperienza non è soltanto un’esperienza “di qualcosa”, ma anche “per qualcuno”. Percepisce il soggetto dell’esperienza come un valore, come l’Io assiologico. Considera che la più importante esperienza dell’Io è “l’esperienza dell’Io come un valore”[9]. La sua concezione entra in polemica con l’Io trascendentale di Husserl.
In quel periodo Tischner si avvicina alla filosofia dei valori e percepisce l’Io soprattutto come un valore. Scrive che esso non esiste nel tempo e nello spazio, nei quali possiamo parlare soltanto di una prova di realizzare il suo valore. Tale realizzazione può assumere, per esempio, la forma dell’”Io del medico” oppure dell’”Io del padre”, cioè la forma di uno degli Io sociali sui quali riflette Scheler. Invece, per quanto riguarda l’Io assiologico nella sua forma pura e piena, possiamo avere soltanto una sua idea. Nel tempo e nello spazio, esso si dimostra sempre secondo una modalità, che non gli permette di manifestarsi pienamente e di esaurire tutte le sue possibilità. Ciò significa che davanti a colui che è diventato medico, da una parte, si apre lo spazio delle azioni assiologiche alle quali gli altri non hanno accesso, dall’altra invece, si chiudono gli spazi dell’agire che non sono stati scelti e “gli orizzonti assiologici” ad essi legati. L’arricchimento in una sfera è legato con l’impoverimento in un’altra. L’uomo non può scegliere tutto e perciò nella sua vita l’Io diventa la scelta di alcune possibilità e il rifiuto delle altre, diventa l’accettazione di quel che è, che non è e che non sarà mai.
Verso la filosofia dei valori e l’antropologia
Sul tischneriano modo di capire l’Io hanno influito non soltanto le analisi filosofiche, ma anche la realtà nella quale egli ha vissuto. Da una parte, gli incontri con le persone provate dai problemi legati alle scelte di vita, dall’altra, una crescente consapevolezza della propria scelta di vita. In quel periodo il filosofo polacco si allontana notevolmente dalla filosofia concentrata sull’essere e si avvicina alla filosofia che riflette sui valori e sull’uomo. La questione dell’uomo diventa il fondamentale punto delle sue ricerche scientifiche.
Nel periodo in cui la filosofia di Husserl continua a diventare sempre più distante dai suoi principali interessi, Tischner approfondisce gli studi sulla filosofia di Ricoeur. Si interessa soprattutto all’ermeneutica riflessiva, la trova importante per le analisi delle questioni religiose che essendo molto ricche nei simboli, esigono una corretta decifrazione. Le analisi degli scritti di Ricoeur hanno fornito a Tischner non soltanto uno strumento utile per capire a pieno i testi filosofici, ma hanno anche esercitato una fondamentale influenza sul suo modo di filosofare. Infatti, nei suoi articoli e libri è diventato molto frequente l’uso del simbolo e della metafora.
Durante le lezioni alla Pontificia Facoltà Teologica, Tischner analizza la filosofia di Bergson, di Scheler, di Heidegger e di Husserl. In quel periodo fa conoscenza con un illustre psichiatra polacco, Antoni Kępiński. Analizza i suoi scritti nei quali trova le questioni importanti per le proprie ricerche filosofiche, cioè le questioni legate all’uomo e all’autenticità del suo essere. Negli articoli di Tischner appaiono, sempre più spesso, i più frequenti problemi della vita umana: la speranza e il tradimento. Nei numerosi testi, oltre le proprie analisi filosofiche, presenta il pensiero dei più importanti rappresentanti della filosofia contemporanea, come Lévinas, Ricoeur e Marcel. Condivide le riflessioni sulla loro filosofia, cerca nei loro scritti ciò, che potrebbe essergli utile per curare la crisi della speranza che si manifestava nella vita dell’uomo polacco di allora. In quel periodo, negli articoli di Tischner ritorna l’interesse verso la vita sociale dell’uomo. Vale la pena indicare il testo Riflessioni sull’etica del lavoro[10], in cui scrive sulle difficoltà del lavoratore polacco e sullo sfruttamento economico e morale presenti nel campo del lavoro.
Si può affermare, che Tischner scrive i suoi testi “intorno” all’uomo e alle cose appartenenti alla sua vita. Nel saggio La filosofia e i problemi umani dell’uomo[11], rileva che bisogna riflettere sull’uomo e su tutto ciò che lo riguarda usando “un linguaggio tratto direttamente dall’esperienza dell’uomo”[12]. Riferendosi alla filosofia di Heidegger, critica l’inesatto modo di capire l’uomo, che nel passato fu proposto dall’antropologia cartesiana, nella quale l’uomo è stato reificato, ossia ridotto a una cosa. In riferimento alla filosofia di Bergson, critica la psicologia dell’associazionismo che guardò l’uomo come una cosa. Contemporaneamente, presenta le proposte elaborate da Husserl, Heidegger e Ricoeur come i corretti modi di capire l’uomo. Come osserva, nonostante che Husserl non riflette esplicitamente sulle questioni riguardanti l’uomo, dalle sue opere emerge la concezione dell’uomo inteso come un Io capace di costituire il senso[13]. Il filosofo polacco rileva che l’uomo è qualcuno di più dell’Io trascendentale. Esamina l’esperienza egotica e il processo della solidarizzazione egotica, cioè della costituzione della consapevolezza di una determinata forma del nostro Io. Afferma inoltre che tale solidarizzazione è condizionata dall’esperienza dei valori. Sottolinea che l’esperienza primaria è un’esperienza dei valori, cioè un’esperienza assiologica. In uno dei suoi testi dichiara:
E così la riflessione sui processi della solidarizzazione egotica ci ha condotti alla scoperta della
dimensione assiologica dell’uomo. Questo ci ha reso possibile rispondere alla domanda, quale delle
esperienze egotiche è la più importante. [. . . ] L’Io assiologico è la condizione della possibilità di
costituzione di vari tipi dell’Io. L’Io assiologico è l’Io primario. [. . . ] L’Io primario non è un essere reale,
un essere dello spazio–tempo, ma piuttosto un valore irreale. La reale esistenza dell’uomo costituisce una prova,
bene o male riuscita, di realizzare questo valore nello spazio–tempo.
In quel periodo, nelle analisi filosofiche di Tischner ritorna il problema della speranza. Nell’introduzione al libro Świat ludzkiej nadziei (Mondo della speranza umana), sottolinea che la posta delle ricerche filosofiche dedicate all’uomo è la speranza che costituisce un’adeguata prospettiva per scoprire e capire la verità sull’uomo e sul suo mondo. Proprio grazie alla speranza si rivela “la dimensione assiologica dell’esistenza umana”[14]. L’uomo dirige la sua speranza verso ciò che riconosce come un valore.
I valori diventano il principale tema di una serie di articoli di Tischner intitolata Etyka wartości i nadziei (Etica dei valori e della speranza) e pubblicata successivamente in forma del libro. Il filosofo polacco vi tratta soprattutto i seguenti argomenti: gerarchia dei valori, verità, coscienza, responsabilità, pena, lavoro e relazioni tra la donna e l’uomo. Presenta una concezione della moralità basata sui valori. Ritiene che l’esperienza etica appare grazie all’altro uomo e che proprio l’uomo è la vera fonte dell’esperienza dei valori etici. Non lascia i dubbi dichiarando che “non i valori, non le norme, non i comandamenti sono “primi”, ma la presenza dell’altro uomo”[15]. Sottolinea il significato della presenza dell’altro e dell’incontro che avviene tra uomo e uomo e, inoltre, reputa che l’esperienza dell’incontro è la fonte di tutti i valori possibili. Paragona l’uomo al canto che scorre nel tempo e afferma che l’uomo è sia lo strumento sia l’artista, che suona se stesso secondo i valori scelti in un modo libero. Nella filosofia di Tischner, l’uomo crea se stesso tramite il suo rapporto con i valori, attraverso la loro scelta oppure il loro rifiuto. La scelta che l’uomo effettua tra i vari valori risalta l’importanza del ruolo e del significato del presente, in cui vengono realizzate le scelte che influenzano e formano il futuro.
Nonostante tanti articoli dedicati alle questioni che riguardano l’uomo, negli scritti di Tischner appare ancora la fenomenologia di Husserl. Nel 1978, nel testo W kręgu myśli Husserlowskiej[16] (Nel cerchio del pensiero husserliano), egli parla ancora dell’influsso che il pensiero di Husserl ha avuto sulla filosofia contemporanea. Differenzia la fenomenologia come una dottrina filosofica e come un metodo filosofico e, inoltre, sottolinea che il metodo è molto più importante della dottrina. Infatti, durante i corsi universitari, presenta non soltanto la Fenomenologia stessa, ma anche insegna il metodo della descrizione fenomenologica. Nelle analisi dell’intero percorso filosofico di Tischner, notiamo che egli ha abbandonato la fenomenologia come una dottrina, ma non ha mai abbandonato il metodo fenomenologico, che gli ha fornito uno strumento di lavoro filosofico e di interpretazione delle varie esperienze umane.
Nella filosofia di Tischner, per un lungo periodo le questioni dedicate all’Io trascendentale distaccato dal mondo e all’uomo immerso nella sua vita, si intrecciano tra loro, ma alla fine le prime definitivamente cedono il posto alle seconde. Non si può indicare una data concreta che divide questi due stili di filosofare, si può invece parlare del periodo di un cambiamento che consiste in un graduale allontanamento dal primo stile e avvicinamento al secondo. Tischner abbandona il pensare ontologico e la fenomenologia di Husserl perché, come crede, l’ontologia non sia in grado di spiegare tutto, non sappia parlare della libertà, della speranza, del dramma e dell’incontro. Si può notare che in quel periodo anche il suo modo di scrivere subisce un visibile cambiamento e da una forma scientifica e rigida passa ad un linguaggio alla portata di ogni uomo interessato alla sua esistenza.
Continuando il suo itinerario filosofico, Tischner svolge le ricerche dedicate alla questione dell’incontro interumano. Nell’articolo Fenomenologia spotkania[17] (Fenomenologia dell’incontro), definisce tale incontro come un avvenimento e non come un fenomeno, che può essere descritto con i mezzi della fenomenologia classica. Dichiara che l’incontro del viso dell’altro indica il limite del conoscere fenomenologico. Nel testo Pensare secondo i valori[18], fa notare che l’incontro avviene in un mondo gerarchicamente ordinato, dove esistono le faccende dei valori più e meno grandi, dove esistono il bene e il male e dove l’uomo vuole aggiungere il primo ed evitare il secondo. Tischner lega la libertà ai valori perché, come osserva, l’uomo può liberamente scegliere i valori oppure rifiutarli. Dichiara che la principale fonte di tutti gli avvenimenti assiologici è l’esperienza dell’incontro con l’altro uomo. Rileva che l’incontro è un avvenimento dal quale comincia il dramma, di cui l’andamento non si può prevedere[19]. Il dramma è imprevedibile perché da parte dell’altro può arrivare sia il bene sia il male. Il filosofo polacco definisce l’esperienza del bene e del male come un’esperienza metafisica e agatologica. Fa notare che la prima si riferisce a ciò che esiste e non esiste, invece la seconda a ciò che dovrebbe esistere perché è buono e ciò che non dovrebbe esistere perché esprime il male. Nelle considerazioni dedicate al bene e al male, Tischner parla anche di una terza esperienza, di un’esperienza assiologica che apre alla possibilità di scegliere tra il bene e il male e di agire avvicinandosi verso l’uno o verso l’altro. Così come l’esperienza agatologica è “un’esperienza rilevante», così l’esperienza assiologica è «un’esperienza progettante”. In questo articolo si intravedono i primordi di una futura filosofia del dramma che Tischner svilupperà negli anni successivi.
Questioni sociali, filosofia dell’uomo e per l’uomo
Nell’ottobre del 1980, alla Cattedrale di Wawel a Cracovia, Tischner predica per gli attivisti del libero sindacato Solidarność. La predica viene pubblicata in “Tygodnik Powszechny” e da inizio ad una serie di articoli scritti da lui dal novembre 1980 al marzo 1981. In questi testi, che successivamente sono stati raccolti nel libro Etica della Solidarietà[20], Tischner riflette sugli avvenimenti legati a Solidarność. Bisogna sottolineare che egli stesso era legato a Solidarność in un modo attivo. Infatti, predicava per i partecipanti dei Convegni di Solidarność, nei tempi dello stato di guerra andava a trovare gli internati nei campi di isolamento e passava alle famiglie le loro lettere; di conseguenza veniva chiamato sacerdote di Solidarność. Con il suo forte impegno sociale ha attirato l’attenzione dei Servizi di Sicurezza (Służby Bezpieczeństwa – SB) della Polonia di allora e di conseguenza più volte ha ricevuto le visite degli ufficiali degli SB. Per rendere comprensibile l’atmosfera di quei tempi, è opportuno far notare che negli anni ‘80 tanti sacerdoti legati a Solidarność furono picchiati e minacciati di morte, alcuni di loro furono uccisi.
Oltre all’impegno sociale, gli studi filosofici e l’insegnamento accademico, Tischner si dedica anche allo sviluppo della filosofia come scienza. Insieme a Krzysztof Michalski e Hans Georg Gadamer, fonda a Vienna, l‘Istituto delle Scienze Umane (Institut für die Wissenschaften vom Menschen). Il consiglio scientifico di tale Istituto era formato tra l’altro da: Isaiah Berlin, Ernst Wolfgang Böckenferde, Hans Georg Gadamer, Walter Kasper, Emmanuel Lévinas, Johann Metz, Paul Ricoeur e Charles Taylor. A quel tempo Tischner partecipa a molti incontri scientifici internazionali e ai seminari filosofici, tra l’altro a quelli di Castelgandolfo, presenziati dal Papa Giovanni Paolo II. Nei numerosi articoli scritti in quel periodo si concentra sulle riflessioni dedicate alla patria, ai valori, alla fedeltà, al tradimento e soprattutto alla speranza.
Negli anni ’80, Tischner sviluppa la sua carriera accademica, tiene le lezioni di filosofia alla Pontificia Accademia Teologica (Papieska Akademia Teologiczna), all’Università Jagellonica e alla Superiore Scuola Teatrale Statale (Państwowa Wyższa Szkoła Teatralna). Durante i seminari e i corsi, analizza le opere di Hegel, riflette sulla Fenomenologia dello spirito che letta nell’orizzonte degli avvenimenti della Polonia di allora (avvenimenti legati con il libero sindacato Solidarność e con lo stato di guerra), assumeva un nuovo significato. Nelle sue analisi e riflessioni si concentra in un modo particolare sulla concezione della libertà di Hegel. Negli anni successivi, le ricerche dedicate alla filosofia di Hegel porteranno Tischner a scrivere il libro Spowiedź rewolucjonisty. Czytając “Fenomenologię ducha” Hegla (Confessione di un rivoluzionario. Leggendo la “Fenomenologia dello spirito” di Hegel). Durante i corsi, oltre alla filosofia di Hegel, Tischner tratta il Diario del seduttore di S. Kierkegaard e presenta agli studenti la filosofia di E. Lévinas.
Con il passare del tempo diventa sempre più consapevole della direzione della sua filosofia. Nel 1981, nel testo Czym jest filozofia, którą uprawiam (Che cos’è la filosofia che pratico)[21], afferma che gli scritti nei quali rifletteva sulla teoria assiologica dei valori gli sembrano sempre più estranei.
Lo ammetto apertamente: sulla forma della “mia filosofia” hanno lasciato una profonda impronta
le condizioni, nelle quali finora ho vissuto e lavorato. [. . . ] Si da il caso che prima ho iniziato a studiare
la filosofia e dopo veramente ho incontrato l’uomo. Ho iniziato a studiare la filosofia soprattutto dal tomismo.
[. . . ] Dopo è avvenuto il contatto con l’uomo concreto. Sono diventato sacerdote “con il diritto al filosofare”.
Sono arrivati i discorsi con le persone, gli incontri, le separazioni, il confessionale, la catechesi, la predica,
l’accompagnare all’eterno riposo e... i momenti rubati per gli studi.
Nel frattempo ho avuto molta fortuna: ho incontrato Roman Ingarden. Sottola sua guida sono iniziati
gli studi di fenomenologia. E poi lo stesso: il confessionale, la predica, la catechesi, il cammino sul cimitero,
la visita da un malato. [. . . ] Quale è stato il risultato di quegli incontri? È stata la scoperta che il nostro
uomo contemporaneo è entrato nel periodo di una profonda crisi della propria speranza. La crisi della speranza
è la crisi delle basi. [. . . ] Il che apre per la filosofia un compito speciale e uno speciale campo di responsabilità.
Ormai ben consapevole della direzione in cui voleva condurre il proprio pensiero filosofico, si allontana sia dal tomismo sia dalla fenomenologia e come scopo della sua filosofia sceglie la ricerca delle strade e dei modi che permetteranno all’uomo di uscire dalla crisi della speranza. Come affermava, oggi la filosofia non nasce dal meravigliarsi del mondo, come nel caso di Aristotele, ne dal dubitare come succede in Cartesio[22], oggi la filosofia nasce dal dolore che prova l’uomo, nasce dalla crisi della sua speranza, per cui il principale compito della filosofia è capire l’uomo nelle sue difficolta e aiutarlo a superarle.
Mi sembra che prima di ogni filosofare, soprattutto da parte nostra, si debba compiere una scelta essenziale:
bisogna scegliere tra tutto quello che si può pensare, quanto si deve pensare. Ma ciò che è necessario pensare,
non ci viene dalle pagine di un libro, ma dal viso dell’uomo preoccupato per la sua sorte.
Una volta la filosofia nasceva dall’ammirazione per il mondo che cicirconda (Aristotele). E poi anche dal
dubitare (Cartesio). E adesso, sulla nostra terra, nasce dal dolore. Sulla qualità della filosofia decide la qualità
del dolore umano che la filosofia vuole esprimere e che vuole rimediare. Chi non lo vede è vicino al tradimento.
Nel 1983, nell’articolo Między pytaniem a odpowiedzią czyli u źródeł obiektywizmu[23] (Tra la domanda e la risposta cioè alle fonti dell’obiettivismo), Tischner indica che la sfera del dialogo analizzata da Lévinas è più primaria e più importante della sfera oggettiva cui si riferisce la fenomenologia. Paragona l’Io trascendentale con il mitico re della Lidia di nome Gige che, grazie ad un anello magico, diventava invisibile e vedeva senza essere visto. Ritiene che l’Io trascendentale non è capace di entrare nel dramma della vita umana e non è in grado di incontrare l’altro uomo.
Tischner sceglie l’uomo come il punto centrale della sua filosofia. Infatti, dichiara che l’esperienza dell’altro uomo è la fonte di tutte le esperienze, l’uomo viene al mondo nello spazio di questa esperienza, essa è l’inizio di tutta la sua vita. Nei sui scritti, i valori cedono il posto principale all’uomo e al suo dramma in cui si mostra il bene e si manifesta la minaccia del male. Il posto d’assiologia prende invece l’agatologia. Tischner scrive che il Bene Assoluto, che dà il senso e la giustificazione alla vita umana, è la fonte primaria di ogni bene esistente nel mondo.
Analizzando l’esperienza del male sperimentata dall’uomo, il filosofo polacco pone una particolare attenzione sul modo di parlare di Dio, dell’uomo e della fede dopo il dramma dei campi di Auschwitz e di Kolyma. Nelle ricerche della risposta si dirige verso la filosofia ebrea. Nel 1983, in Olanda, partecipa ad un incontro cristiano-ebreo, durante il quale segue la conferenza di Emil Fackenhaim, uno dei più illustri teologi che si occupano dell’Olocausto; durante questo incontro conosce Lévinas.
Insieme al lavoro scientifico e accademico, Tischner continua a svolgere le attività sacerdotali e l’impegno sociale. Diventa la guida spirituale di tante persone impegnate nel miglioramento della vita dell’uomo polacco, incontra gli studenti e gli operai partecipanti agli scioperi del 1988. Continua a impegnarsi nelle questioni sociali, anche durante i cambiamenti politici avvenuti in Polonia dopo il dibattito della Tavola Rotonda (Okrągły Stół). Ritiene che tra le questioni sociali più importanti si trovano la sorte della patria e la maturazione dell’uomo alla libertà. In quel periodo, riflette inoltre sui problemi della Chiesa e della religione. In molti interventi e articoli sottolinea il bisogno di dialogo sia nello stato sia nella Chiesa, e indica il dialogo come uno dei principali valori della religione cristiana.
Negli anni 1989/1990 registra le audizioni radiofoniche Wycieczki w krainę filozofów (Escursioni nel paese dei filosofi). Nel 1991 vengono realizzate le audizioni dedicate al pensiero del Maestro Eckhart. Nel 1996 partecipa al programma televisivo Rozmowy o Katechizmie (Discorsi sul Catechismo). L’attività mediatica, sociale e politica, e anche alcuni dei suoi interventi pubblici, suscitano le critiche da parte di alcuni rappresentanti della Chiesa Cattolica polacca. Nei numerosi articoli scritti negli anni ‘90, Tischner concentra le sue considerazioni sulle questioni della libertà e dell’autenticità, riflette sulle relazioni dell’uomo con Dio, sull’amore e sulla grazia. Lavora molto intensamente, scrive numerosi articoli, tiene i corsi universitari, partecipa alle conferenze e ai convegni internazionali, predica durante le Messe e guida gli esercizi spirituali.
Nel 1997, convinto dalla famiglia preoccupata della sua frequentissima influenza, si sottopone alle analisi mediche che rilevano un cancro alla laringe. Viene operato a Cracovia e dopo il ricovero continua a scrivere numerosi articoli e prosegue con il lavoro sulla seconda parte di Filosofia del dramma intitolata Spór o istnienie człowieka (Controversia sull’esistenza dell’uomo) che termina nel 1998. Con il passare del tempo il suo stato di salute peggiora, le diagnosi affermano il ritorno della malattia. Nel 1999 si reca a Londra, dove si sottopone ad un’altra operazione, molto più complicata e difficile della precedente. Dopo il ritorno in Polonia non smette di scrivere e di leggere, tra le sue letture si trova tra l’altro il Diario di suor Faustina. Józef Tischner muore a Cracovia il 28.06.2000. L’ultimo dei suoi articoli porta il significante titolo Maleńkość i jej Mocarz (Piccolezza e il suo Potente).
Filosofia del dramma
Le principali idee della tischneriana filosofia del dramma sono state comprese nei libri Filosofia del dramma del 1990 e Spór o istnienie człowieka (Controversia sull’esistenza dell’uomo) del 1998.
Nella Filosofia del dramma Tischner analizza le questioni più importanti della vita dell’uomo. Si concentra soprattutto sui seguenti argomenti: incontro, reciprocità, bello, verità, bene, tentazione, tradimento, fedeltà e libertà. Nelle sue riflessioni attinge al pensiero filosofico di: Lévinas, Hegel, Husserl, Heidegger, Kierkegaard, Nietzsche, Platone, Cartesio.
Nella Filosofia del dramma il filosofo polacco presenta la propria definizione dell’uomo descritto come un essere drammatico. Tale uomo vive nel mondo, come se fosse su una scena, vive in un tempo, che gli è dato dal momento della sua nascita fino al momento della sua morte. L’essere drammatico non vive da solo, ma con un altro uomo con cui condivide la terra cioè la scena del proprio dramma. Come sottoline nell'introduzione:
Essere un essere drammatico significa: vivere il tempo dato, avendo attorno a sé gli altri uomini e la terra
come una scena sotto i piedi. L’uomo non sarebbe un’esistenza drammatica se non esistessero questi tre
elementi: apertura all’altro uomo, apertura alla scena del dramma e al tempo che scorre.
Il tempo drammatico che avviene tra gli uomini, ha una sua logica a causa della quale ogni momento della vita è dato soltanto una volta e grazie a cui in ognuno di essi sono presenti le tracce dei momenti ormai passati. La continuità del tempo drammatico non può essere invertita, l’uomo deve quindi vivere con la costante consapevolezza che gli atti compiuti nel presente avranno l’influenza sul suo futuro.
Il tempo drammatico non è un tempo obbiettivo delle scienze naturali matematiche, in cui avvengono
i processi fisici e chimici, le trasformazioni di micro- e macrocosmo. Non è neanche il tempo della natura viva,
in cui scorre la vita dei vegetali e degli animali [. . . ]. E non è neanche il tempo della coscienza interiore
nel senso, che diede a questo termine Edmund Husserl. Per esprimersi con più precisione, bisognerebbe
dire: è il tempo che avviene tra noi in quanto partecipanti dello stesso dramma.
La scena del dramma “è anzitutto una dimensione degli incontri e dei congedi, è lo spazio della libertà, nel quale l’uomo cerca la casa, il pane e il Dio e nel quale trova il cimitero”[24]. La scena è un elemento fondamentale poiché costituisce il “dove” della vita dell’uomo. Senza la scena non esisterebbe il posto dove avviene l’incontro con l’altro uomo.
L’uomo drammatico vive sulla scena insieme agli altri uomini che incontra davvero soltanto quando loro diventano i partecipanti del suo dramma. L’incontro è la categoria principale della filosofia del dramma di Tischner. Grazie all’incontro l’uomo conosce non soltanto l’altro, ma anche se stesso come un essere che vive scegliendo tra il bene e il male.
Incontrare è qualcosa di più che avere consapevolezza che l’altro è presente a fianco a me. [. . . ]
L’incontro è un avvenimento. L’incontro porta con sé un essenziale cambiamento nello spazio delle relazioni.
[. . . ] La forza della persuasione portata da questo avvenimento non può essere paragonata con la forza
della persuasione di nessun’altra esperienza.
L’incontro apre una nuova dimensione della vita, apre la possibilità di scegliere tra la verità e la menzogna, mostrare all’altro il suo viso, oppure una maschera per ingannarlo. L’incontro è inseparabilmente legato alla reciprocità nella quale le persone si creano a vicenda, si arricchiscono o si impoveriscono, trovano e ottengono qualcosa che non potrebbero trovare e ottenere in solitudine.
L’uomo drammatico vive nel mondo pieno di valori tra i quali può errare a causa dell’ignoranza, di debolezza o errore di giudizio. Può, per esempio, cercare il senso della propria esistenza nel bello e ridurre il proprio valore a qualcosa di soggettivo. Può manipolare la verità e creare la menzogna per raggiungere i propri scopi. Può diventare fonte del male per l’altro uomo e, tramite la tentazione oppure la minaccia, può attirarlo alla partecipazione nel male. La vita dell’uomo avviene tra il bene e il male, la parola “tra” è importante, durante il percorso della vita l’uomo sceglie se avvicinarsi al bene o dirigersi verso il male. La scelta del bene è la vincita dell’uomo, la scelta del male è la sua caduta.
L’uomo drammatico vive nel mondo delle persone e delle cose. Tischner distingue due tipi di apertura al mondo: intenzionale e dialogica, la prima si riferisce al mondo delle cose, la seconda al mondo delle persone. Sulla base di questa distinzione, differenzia il male dalla disgrazia, ritiene che il male si realizza nello spazio dialogico e viene da parte dell’uomo, la disgrazia, invece, accade nello spazio ontologico e viene da parte della scena. Il male per apparire nel mondo delle relazioni interumane ha bisogno dell’uomo, per cui lo tenta e lo inganna, veste la maschera del bene per farsì che egli lo scelga e lo realizzi attraverso i propri atti.
A seconda delle scelte, il mondo diventa una terra promessa o una terra rifiutata. La forma che acquisterà avrà l’influenza sul significato dei posti più importanti che l’uomo crea sulla scena del proprio dramma, cioè: casa, officina, tempio e cimitero. Sulla terra promessa, la casa è il posto della reciproca creatività nel bene, l’officina significa impegno per la crescita della propria casa e della famiglia, il tempio è lo spazio di incontro con Dio, il cimitero è il luogo di incontro con gli antenati. Sulla terra rifiutata, la casa diventa un nascondiglio, in cui l’uomo si protegge dall’incontro con l’altro, l’officina si trasforma in un posto di lotta e sofferenza, il tempio diventa un posto vuoto e il cimitero si tramuta nella sede degli spettri.
Attraverso le scelte che l’uomo realizza tra il bene e il male, il suo dramma può terminare con la salvezza e la giustificazione, oppure con la dannazione e la mancanza di giustificazione. La salvezza è il frutto della vita condotta verso il bene, la dannazione conclude la vita diretta verso il male. “All’inizio del dramma nasce la domanda: chi sei? Alla fine sono visibili due possibilità opposte: benedetto oppure maledetto. Il dramma dell’uomo si svolge tra queste possibilità”[25].
Continuazione della filosofia del dramma
La continuazione della filosofia del dramma è compresa nel libro di cui titolo Spór o istnienie człowieka (Controversia sull’esistenza dell’uomo) è un riferimento alla Controversia sull’esistenza del mondo di Ingarden, maestro di Tischner. Nelle riflessioni racchiuse in questo libro, Tischner si riferisce all’idea dello spazio ontologico ingardeniano e ritiene che esso sia adeguato soltanto per descrivere il mondo, e che diventa insufficiente nelle considerazioni dedicate all’uomo. Di conseguenza, nella filosofia che sceglie l’uomo come il tema fondamentale è necessario abbandonare l’ontologia e cercare i modi più adeguati per capire la sua esistenza; Tischner sceglie a questo scopo l’agatologia.
Le principali questioni che il filosofo polacco tratta nella Controversia sull’esistenza dell’uomo sono: male, corporeità, grazia, salvezza e libertà. Nelle riflessioni dedicate a questi argomenti, si riferisce al pensiero filosofico di Hegel, Kierkegaard, Sant’Agostino, Lévinas, Baltazar, Cartesio, Kant, Maestro Eckhart.
L’orizzonte agatologico che Tischner sceglie come lo spazio in cui parlare dell’uomo, permette di percepire il bene e il male, ossia i due elementi fondamentali tra i quali scorre la vita dell’uomo drammatico e si realizzano le sue scelte. Tischner osserva che insistendo nelle ripetute scelte del male l’uomo si avvicina pericolosamente al male più grande, al male demoniaco. Analizza il male che, attraverso l’uomo, è apparso nella storia del mondo e riflettendo sull’uomo dell’Illuminismo e sulla sua voglia di vivere secondo le verità e le leggi provenienti esclusivamente dalla ragione, indica una grande sconfitta di tale modo di vivere. Si riferisce alle situazioni storiche in cui l’uomo, seguendo le norme stabilite dalla ragione, ha fatto del male all’altro uomo. Sottolinea che le leggi fissate dall’uomo hanno bisogno delle fondamenta basate non soltanto sulla ragione, ma anche sui valori universali e invariabili.
L’uomo drammatico che emerge dalla filosofia di Tischner è un essere corporeo che scopre la propria corporeità grazie all’altro uomo. Il corpo è un elemento dialogico e come tale è sottoposto alle regole della logica del tempo drammatico, nell’arco della sua esistenza si possono differenziare varie tappe che si susseguono l’una dopo l’altra. Si possono indicare il tempo del gioco, che appartiene all’infanzia e si caratterizza con la mancanza di regole da seguire. Il periodo del gioco, che appartiene all’età adolescenziale e si svolge secondo le regole precedentemente stabilite. Il tempo della maternità e paternità, che fruttano con la nascita di una nuova vita. Il corpo umano è disposto al sacrificio, che nella sua forma più estrema si manifesta nel sacrificare la propria vita per un altro, cioè morire per lui.
Nella Controversia sull’esistenza dell’uomo, Tischner analizza la concezione della grazia negli scritti di Pelagio, di San Agostino e di San Tommaso. Considera la grazia come un gratuito dono di Dio. Riflette sull’amore che definisce come “l’essenza dell’uomo”, e scrive: “L’essenza dell’uomo è l’amore. Tutto il resto gira intorno all’amore. L’amore è il modo fondamentale della partecipazione nel bene”[26]. L’amore è sempre diretto verso il bene per l’altro è perciò dovrebbe diventare la regola fondamentale della vita dell’uomo.
Adottare la tesi secondo la quale la libertà è una categoria descrivibile tramite le categorie ontologiche,
conduce, prima o poi, al rifiuto dell’idea della libertà. [. . . ] La libertà recupera il suo senso soltanto
quando viene espressa “al di fuori dell’essere e del non essere”, come il modo dell’esistenza del bene;
l’uomo è libero perché nell’uomo “ha la sua essenza il bene”.
Il filosofo polacco sceglie l’agatologia non soltanto come il modo di pensare sull’uomo, ma anche su tutto ciò che lo riguarda. Nelle considerazioni sulla libertà, respinge l’ontologia perché, come ritiene, essa non sia capace di svelare la sua vera natura. Tischner dimostra il senso agatologico e dialogico della libertà, sottolinea che la libertà si riferisce allo spazio interumano, dove si unisce con la responsabilità per le scelte e le azioni dell’uomo.
Le scelte umane avvengono tra il bene e il male e perciò bisogna affermare che l’uomo è libero nei confronti del bene e del male. La libertà è diretta non solo al di fuori dell’uomo, cioè verso il mondo che l’uomo trasforma tramite le sue azioni, ma anche al suo interno che si trasforma secondo il bene e il male presenti nelle azioni che l’uomo compie nel mondo. Grazie alla libertà, l’uomo definisce se stesso come un essere diretto verso il bene o indirizzato verso il male.
La libertà è una categoria drammatica e come tale appare nell’incontro con l’altro uomo. Tischner sottolinea che la categoria della libertà appartiene alla dimensione delle relazioni interumane ed è assente nel riferimento alla scena del dramma, dove si può parlare del potere e della sua mancanza. Analizzando la questione della libertà, il filosofo polacco indica la sua derivazione divina. Attinge alla teologia di Gisbert Geshake, di Martin Bieler e di Hans Urs von Balthasar. Afferma che l’uomo sceglie il bene e il Dio e che in questo modo il suo dramma terrestre si conclude con la salvezza che viene a lui da parte di Dio.
Riassunto
La strada della filosofia di Józef Tischner conduce dalla fenomenologia alla filosofia del dramma. Con il passare del tempo e con la crescente consapevolezza della forma che dovrebbe assumere la sua filosofia, Tischner si allontana sempre più da un iniziale interesse alla filosofia di Husserl, si distanzia dall’Io pensante e pone la sua attenzione sull’Io esistente nel mondo, sull’Io assiologico. Nello sviluppo della sua filosofia, i valori assiologici vengono sostituiti dai valori etici e soprattutto dal bene inteso come il valore più importante. Costruendo la propria concezione filosofica, Tischner passa dalle analisi dedicate alla gerarchia dei valori alle riflessioni concentrate sull’uomo percepito come un valore, che tramite le sue scelte realizza nel mondo il bene oppure il male.
Nella filosofia di Tischner si distinguono due periodi: il primo, fenomenologico e il secondo, personalistico. Tra il primo, in cui domina il paradigma soggettivo e il secondo, in cui domina il paradigma dialogico, avviene un cambiamento radicale. Al primo periodo appartengono soprattutto la tesi di dottorato, la tesi di abilitazione alla libera docenza e vari saggi dedicati al pensiero di Husserl, soprattutto ai problemi che riguardano l’Io trascendentale, l’Io assiologico e la coscienza. In questo periodo la filosofia di Tischner assume l’aspetto di pura fenomenologia, nella quale viene usato il classico metodo fenomenologico.
Nel periodo di un graduale allontanamento dalla filosofia di Husserl, Tischner percepisce il bisogno di abbandonare il paradigma fenomenologico e di cercare i nuovi metodi per conoscere e descrivere l’uomo e tutto ciò che lo riguarda. Analizzando il viso dell’uomo che si rivela nell’incontro con l’altro, afferma che tale rivelazione non è un fenomeno, ma un avvenimento e perciò non può essere descritto con i mezzi di fenomenologia classica. Fa notare che nelle riflessioni sul viso e sull’incontro, la fenomenologia si imbatte nei problemi che non è in grado di superare. Il metodo di Husserl non permette di analizzare la realtà del dramma umano e perciò bisogna dirigersi verso un altro tipo di filosofia. Come ritiene, la concezione di Husserl possiede due mancanze principali: non sia in grado di descrivere il dramma dell’esistenza umana e non sia capace di spiegare il significato del male nell’esperienza dell’uomo.
Nella seconda parte degli anni ’70, nella filosofia di Tischner appare la categoria agaton (agathón) e insieme ad essa si apre un nuovo orizzonte agatologico. Tischner scopre questa prospettiva grazie alla filosofia d’incontro di Lévinas, rimane colpito dal suo modo di pensare il bene al di fuori delle categorie ontologiche. In questo periodo, nelle sue analisi filosofiche diventa fondamentale la categoria del dramma, che nasce nell’incontro dell’uomo con l’altro uomo e nel quale l’uomo sceglie tra il bene e il male. E così nella filosofia di Tischner, i valori assiologici diventano qualcosa di secondario e il periodo assiologico viene sostituito dal periodo agatologico. La categoria del dramma diventa la chiave per capire l’esistenza umana e tutto ciò che ne fa parte. Nella filosofia di Tischner, il dramma umano si conclude con la salvezza che nasce dalla scelta del bene e di Dio, oppure con la sconfitta causata dalla debolezza per il male, e così la scena finale del dramma dipende dall’uomo e dalle sue scelte.